Il diritto all’oblio può essere definito come il diritto di un individuo a non essere più ricordato per fatti che in passato sono stati oggetto di cronaca
Il diritto all’oblio trova le proprie origini nelle norme internazionali, per prima la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) del 1950, che all’art. 8 sancisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare, inteso come diritto fondamentale.
Il General Data Protection Regulation – GDPR definisce il diritto all’oblio (art. 17) come il diritto alla cancellazione dei dati di una persona fisica, esteso e regolato anche con riferimento alla società digitale, come approfondito nell’articolo
A seguito del riconoscimento del diritto all’oblio in ambito comunitario ogni persona deve avere il diritto di rettificare i dati personali che la riguardano e il “diritto alla cancellazione e all’oblio”, se la conservazione di tali dati non è conforme al Regolamento.
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Il diritto all’oblio e internet
Il diritto all’oblio si applica in numerosi ambiti, ma è diventato centrale soprattutto per Internet e i siti d’informazione, perché i loro archivi digitali sono più facili da consultare rispetto a quelli cartacei e rimangono accessibili nel tempo. I contenuti sono inoltre indicizzati dai motori di ricerca, Google su tutti, che contribuiscono a renderli ancora più visibili. Questo fa sì che quando si cercano informazioni su Google su una persona si possa rapidamente arrivare, per esempio, a vecchi articoli di giornale nei quali si raccontano fatti di cronaca e problemi con la giustizia che possono essere ritenuti sconvenienti dall’interessato.
Sentenza
Un sentenza in particolare riguarda un soggetto che dopo aver espiato la sua pena, comminata in seguito a reato, aveva notato che in un quiz televisivo era stata posta una domanda sulla propria vicenda giudiziaria e nella stessa era stato ripetuto il nome. La persona si è sentita lesa in quanto la notizia ormai caduta nel dimenticatoio aveva nuovamente portato alla ribalta tale vicenda. I giudici hanno stabilito che una volta espiata la pena per avere un reinserimento nella società, come previsto dalla legge, è inopportuno rievocare la vicenda stessa.
Cancellazione dei dati
Si può chiedere la cancellazione dei propri dati anagrafici da notizie che non siano di pubblico interesse, non siano attuali o non siano veritiere. Ciò vuol dire che la pubblicazione di una notizia è lecita se di pubblico interesse, con interesse attuale e corrispondente a verità. In tutti gli altri casi è lecito chiedere la cancellazione dei propri dati dalla stampa e dai siti internet che le ripropongono.
Infine, nel pieno rispetto del diritto all’oblio, si ritiene che sia assolutamente prioritario cancellare i dati inerenti alla vita privata, la sfera sessuale recapiti ed indirizzi, come anche i dati inerenti ai minori.
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