L’analisi e la misura del carico di lavoro mentale
I risultati di alcune ricerche dimostrano che è più facile riconoscere la sintomatologia legata all’affaticamento fisico che non quella legata alla fatica mentale da sovraccarico, considerata come una reazione complessa associata all’incapacità individuale di elaborare le informazioni articolate provenienti dalla situazione di lavoro, oltre che una reazione associata a fattori organizzativi, tecnologici e culturali propri dell’azienda in cui si lavora.
Dal momento che la capacità lavorativa di un individuo è limitata, se le esigenze di un compito superano questo limite, il compito non può più essere eseguito normalmente e il comportamento operatorio si modifica. Per studiare il carico di lavoro mentale è stata ideata la tecnica del doppio compito che consiste nel saturare la capacità lavorativa dell’operatore per mezzo di un compito aggiuntivo rispetto a quello principale, valutando poi di quanto peggiora la prestazione che ne risulta. II compito aggiuntivo serve quindi a misurare la capacità residua; quella che cioè non viene utilizzata quando il compito principale è eseguito da solo.
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Misurazioni comportamentali e soggettive
Riguardo alla misura, il carico di lavoro mentale non può essere misurato direttamente, ma deve essere stimato indirettamente attraverso la misura di altre variabili che si ritengono correlate ad esso.
Si possono avere:
- Misurazioni comportamentali: in questo caso la stima è fornita da indici di performance (numero di errori, tempi di reazione) al compito, o ad un compito aggiuntivo;
- Misurazioni soggettive: somministrazione di questionari standardizzati, che richiedono, dopo l’esecuzione di un compito, di rispondere ad una o più domande che rilevano la percezione di difficoltà nell’esecuzione del compito svolto.
I rischi del sovraccarico mentale
La cosiddetta capacità simultanea o multitasking è un’esigenza essenziale in una miriade di professioni, infatti, è sempre più frequente trovarsi in condizioni di multitasking, anche perché la tecnologia a nostra disposizione ci invita ad eseguire più compiti contemporaneamente.
In questo senso se da un lato la messaggistica istantanea, l’e-mail ed i programmi di notifica favoriscono lo svolgimento di più compiti contemporaneamente, dall’altro possono avere effetti molto negativi, e i rischi sono traducibili in termini di:
- Tempo;
- Efficacia;
- Salute;
- Relazioni.
Cosa succede quando ci sovraccarichiamo?
Vivere in una costante condizione di multitasking comporta un grande dispendio di energie e di risorse cognitive.
Per proteggersi da un sovraccarico dell’input di informazione a volte vengono attivate le seguenti strategie quali:
- Omissione: la persona non elabora l’informazione quando vi è un sovraccarico estremo;
- Errore: la persona elabora l’input in modo inesatto e non compie i necessari aggiustamenti dell’output;
- Quequeing (mettersi in coda): la persona ritarda le risposte durante i periodi di sovraccarico massimo, per poi riprenderle durante i periodi di calma;
- Filtraggio: la persona omette sistematicamente certi tipi di informazione, secondo una specie di schema di precedenza;
- Approssimazione: la persona utilizza un meccanismo di output in cui viene data una risposta meno precisa o esatta perché non c’è tempo per l’esattezza;
- Fuga: la persona abbandona completamente una situazione o prende qualsiasi altra misura che riduca sensibilmente l’afflusso di informazioni.
In ogni caso, qualunque sia la modalità di risposta al sovraccarico, il rischio maggiore è sempre lo stesso: commettere un errore.
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