Le lesioni acustiche e l’ipoacusia professionale
Il rischio rumore può provocare all’interno degli ambienti di lavoro effetti negativi sulla salute, tra i quali il più conosciuto è la diminuzione permanente della capacità uditiva o ipoacusia da rumore, che rappresenta ancora oggi una delle malattie professionali più diffuse.
È importante considerare che i dati variano molto da paese a paese e a seconda dell’anno di rilevazione. Poco prima degli anni 2000, mettendo a confronto i dati europei, l’ipoacusia da rumore rimaneva la prima causa di malattia professionale in Italia, Germania, Austria e Portogallo, la seconda causa in Svizzera, la terza causa in Danimarca, Spagna e Francia.
In tutti i paesi menzionati l’80% delle denunce di ipoacusia provenivano dai seguenti settori principali:
- Metalmeccanica;
- Edilizia;
- Estrattiva,
- Industria del legno;
- Tessile e chimica.
Il contesto italiano
Nelle statistiche assicurative dell’Inail,il danno da ipoacusia da rumore è una delle patologie professionali più frequentemente denunciate, sebbene in diminuzione (dai 5.354 casi denunciati nel 2011 si è passati a 4.753 casi denunciati nel 2016).
Il settore delle costruzioni e quello della lavorazione dei prodotti in metallo mostrano un’alta numerosità dei casi e, nello stesso tempo, una specificità dell’associazione all’ipoacusia da rumore, a conferma di quanto riportato dalla letteratura scientifica che li individua quali settori di attività con numero maggiore di esposti al rischio.
La valutazione del rischio rumore
Proprio in relazione alla diffusione del rischio rumore nel mondo del lavoro e alla necessità di migliorare le strategie di prevenzione nelle aziende, è importante soffermarsi sul tema della valutazione del rischio rumore.
Come riportato nel D.Lgs. 81/08, il datore di lavoro infatti deve prendere in considerazione molteplici aspetti, tra cui:
- Il livello, il tipo e la durata dell’esposizione al rumore;
- I valori limite di esposizione e i valori di azione;
- Gli effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al rumore;
- La disponibilità di dispositivi di protezione dell’udito con adeguate caratteristiche di attenuazione;
- Le attrezzature di lavoro alternative progettate per ridurre l’emissione di rumore.
Il rischio rumore e le sostanze ototossiche
Le sostanze ototossiche occupazionali (solventi, asfissianti, metalli) possono danneggiare le funzioni dell’orecchio interno e le vie neurali collegate. L’effetto combinato di queste sostanze per inalazione o per contatto cutaneo, e dell’esposizione al rumore è particolarmente dannoso per l’udito.
Gli studi riguardo l’interazione tra l’esposizione al rumore e le sostanze ototossiche in ambiente lavorativo, considerano questa sinergia come un rischio emergente, la quale viene messa in evidenza nello stesso D.lgs. 81/2008, dove all’art. 190, comma d) relativo alla valutazione del rischio rumore, è riportato che devono essere presi in considerazione tutti gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori derivanti da interazioni fra rumore e sostanze ototossiche connesse con l’attività svolta.
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