Il rischio professionale da vibrazioni nel settore del trasporto merci su gomma e nel trasporto passeggeri
Nonostante l’incremento delle denunce di malattie professionali nel settore dei trasporti, il rischio vibrazioni non rappresenta il principale agente di rischio per le malattie al rachide degli autisti; questo grazie ai miglioramenti ergonomici a partire dagli anni 2000 dei sedili di guida di bus, pullman, autocarri e motrici.
Le vibrazioni nel settore dell’autotrasporto possono avere però un effetto concausale rispetto ad altri fattori quali le posture prolungate (per il medio-lungo raggio) e l’eventuale movimentazione manuale dei carichi (trasporto merci a medio-corto raggio).
Il documento elaborato dall’INAIL dal titolo “La valutazione del rischio vibrazioni” è in grado di fornire delle utili linee guida per una corretta valutazione dell’origine professionale delle malattie derivanti da esposizione a vibrazioni.
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Vibrazioni al corpo intero
Esempi di macchine che possono trasmettere vibrazioni al corpo intero sono: escavatori, pale meccaniche, trattrici, carrelli elevatori, ecc., impiegate in edilizia, nei cantieri stradali, nelle cave, in agricoltura.
Nel settore dei trasporti sono interessati al problema autisti di camion, autobus, treni, tram, aerei, elicotteri, imbarcazioni.
Anche macchine fisse quali frantoi, vibrovagli, ecc., possono trasmettere vibrazioni al corpo dei lavoratori che stazionano in piedi su pavimenti o piattaforme solidali alle macchine e quindi vibranti di conseguenza.
In generale le vibrazioni sono prodotte dal motore dei mezzi e dal loro spostamento su una superficie; esse sono perciò influenzate dalla superficie su cui si spostano, dalla velocità del mezzo, dallo stato di manutenzione delle sospensioni e anche dal tipo di sedile.
Inoltre, in caso di esposizione rilevante a vibrazioni trasmesse al corpo intero, i principali problemi di salute, consistono in patologie della colonna vertebrale, localizzate prevalentemente nella zona lombare, come ad esempio lombalgie, discopatie, ernie discali.
Fattori di rischio, valutazione e pause
I fattori di rischio come la movimentazione manuale dei carichi (specialmente con riferimento al trasporto merci) e le posture incongrue possono incidere sugli effetti del rischio vibrazioni.
Riguardo alle posture incongrue, la postura seduta può essere mantenuta sia continuativamente per tempi che vanno dai pochi minuti (nel caso dei padroncini che fanno molte consegne urbane giornaliere), sia per diverse ore (nel caso dei trasporti a lungo raggio).
Tuttavia non esistono indicazioni tecniche o epidemiologiche che forniscano una correlazione ben definita tra il tempo di guida continuativo e l’insorgenza di patologie muscolo scheletriche al rachide.
Infine la valutazione del rischio per gli autisti dovrebbe tener conto anche della MMC e delle posture prolungate e, per quanto riguarda la diminuzione di quest’ultimo fattore di rischio, sarebbe opportuno un intervento legislativo che aumenti la frequenza delle pause obbligatorie per i trasporti a lungo raggio, attualmente 45 minuti ogni 4,5 ore di guida.
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