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LA CONTAMINAZIONE DA MICOTOSSINE

LA CONTAMINAZIONE DA MICOTOSSINE

Micotossine in ambito agro-zootecnico: misure di prevenzione per la riduzione del rischio

L’esposizione ai micromiceti e alle micotossine rinvenibili nei prodotti dell’agricoltura può costituire un’importante causa o concausa determinante l’insorgenza e/o la progressione delle patologie respiratorie nel settore agro-zootecnico.

L’asma rappresenta la patologia professionale più diffusa, e si stima che una riacutizzazione grave su sette sia associata all’esposizione a sostanze nocive sul posto di lavoro; inoltre, si ritiene che tali esposizioni siano responsabili di circa il 15% di tutti i casi di asma negli adulti. Ed è in continua crescita il numero di sostanze associate all’asma e altre patologie delle vie aeree e tra queste ci sono anche proteine di origine animale e vegetale.

A fornire utili informazioni anche sulla prevenzione di queste patologie è un nuovo documento Inail, dal titolo “Contaminazione da micotossine in ambito agro-zootecnico. Misure di prevenzione per la riduzione”.

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Effetti tossici delle micotossine

La principale via di esposizione alle micotossine e micromiceti è quella orale, attraverso l’introduzione di alimenti e mangimi contaminati. Tale esposizione ha raggiunto negli ultimi anni livelli di allerta tali da risultare significativamente predominante rispetto a quella derivante dai residui di altri inquinanti (fitofarmaci, additivi e coloranti, metalli pesanti, diossine, ecc.).

Un aspetto spesso sottovalutato del problema micotossine è quello del rischio connesso all’esposizione per via inalatoria. Essa costituisce una modalità di introduzione secondaria delle micotossine che acquisisce importanza rilevante per alcune categorie di lavoratori (quelle del settore agro-zootecnico e tessile) frequentemente esposti a polveri potenzialmente contaminate.

Micotossine: manifestazioni patologiche

Allo stato attuale, l’esposizione inalatoria dell’uomo alle micotossine, nei settori manifatturiero e dell’agricoltura, è ritenuta probabilmente corresponsabile di diverse manifestazioni patologiche, tra cui:

  • neoplasie (in operai del settore agricolo e della trasformazione degli alimenti);
  • la sindrome da polveri organiche tossiche, molto comune in agricoltori e in individui esposti per inalazione a polveri di cereali, fieno, funghi con presenza anche di batteri e loro metaboliti, insetti, acari, ecc.;
  • la polmonite interstiziale negli operai del settore tessile;
  • effetti irritativi da polveri di granaglie.

Attività che generano polveri

Diversi sono i settori agro-zootecnici che possono essere interessati al problema delle micotossine ma quello principalmente coinvolto è il settore granario.

Le principali attività che generano polveri durante la lavorazione delle granaglie sono:

  • versamento;
  • movimentazione della granella in azienda (selezione della granella grezza, passaggio negli essiccatori, soffiatura e trasferimento, svuotamento degli essiccatori e dei silos);
  • molitura di grano e orzo alimentare;
  • riempimento dei maceratori in cui si produce malto d’orzo;
  • operazioni di pulizia (pulizia e manutenzione degli impianti di produzione con estrazione della polvere, dei silos vuoti, sotto i forni del malto d’orzo, pulizia dei secchi del mangime per uso zootecnico);
  • aggiunta di ingredienti supplementari alle tramogge durante la molitura della farina.

Misure di prevenzione

Il controllo della diffusione delle micotossine non è di facile attuazione sia per la natura della contaminazione, di origine accidentale, che per la molteplicità degli agenti contaminanti, che per la notevole influenza delle condizioni meteo-climatiche su scala ambientale e del substrato di crescita fungina.

Tuttavia, le misure di controllo devono, nelle linee generali, seguire il principio ALARA (As Low As Reasonably Achievable) che si applica a sostanze particolarmente dannose per la salute la cui presenza nell’ambiente non è strettamente dipendente dalla volontà umana e per le quali devono essere fissati livelli di tolleranza che corrispondono ai valori più bassi ragionevolmente misurabili.

Il principio implica la necessità di impegnarsi nell’individuazione e nell’applicazione di misure di contenimento della diffusione di sostanze cancerogene e genotossiche finalizzate ad una riduzione della contaminazione.

In particolare, questo approccio al problema consente di ridurre il rischio tossicologico attraverso la limitazione sia della contaminazione da micromiceti e micotossine di derrate che sono destinate al consumo alimentare umano (oltre che animale), che dell’esposizione per via inalatoria per cause occupazionali.

Infine, è fondamentale effettuare un’adeguata formazione e informazione, adottare idonei DPI (particolarmente importanti quelli per le vie respiratorie) e mettere in atto un preciso programma di sorveglianza sanitaria.

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