Valutazione del rischio amianto e piano di lavoro
Studi epidemiologici hanno confermato che l’amianto causa gravi patologie nei soggetti esposti all’inalazione delle fibre. Per questo motivo sono state introdotte limitazioni al suo uso che hanno determinato la messa al bando in Italia con la L. 257/1992.
La messa al bando dell’amianto ha determinato una proliferazione di norme che hanno regolato nel tempo vari aspetti quali le modalità per la gestione dei materiali in essere, la valutazione del rischio, i requisiti delle imprese dedite alla bonifica, le caratteristiche dei laboratori e la formazione professionale.
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Rischi associati
L’amianto rappresenta una delle sostanze più pericolose per la salute umana, causa di malattie all’apparato respiratorio; la sua pericolosità dipende dalla capacità dei materiali che lo contengono di rilasciare fibre potenzialmente respirabili: infatti quando queste sono disperse nell’aria per effetto di qualsiasi sollecitazione (manipolazione, lavorazione, vibrazioni, correnti, ecc.) se vengono inalate, si concentrano nei bronchi, negli alveoli polmonari e nella pleura, provocando danni irreversibili.
I rischi per la salute sono rappresentati dalla possibilità di contrarre le seguenti patologie:
- Asbestosi;
- Cancro polmonare;
- Mesotelioma pleurico-peritoneale;
- Placche pleuriche.
Valutazione del rischio
Le patologie correlate all’amianto sono determinate dall’inalazione delle fibre. Valutare i rischi legati all’amianto significa quindi verificare la probabilità che queste vengano rilasciate dai materiali e successivamente inalate.
Nella valutazione del rischio per l’amianto occorre quindi tenere in considerazione:
- la natura dei materiali: quelli più friabili tendono più facilmente a rilasciare fibre in aria;
- lo stato di degrado dei materiali: quelli più deteriorati rilasciano più facilmente fibre;
- l’accessibilità dei materiali: un materiale confinato è meno a rischio di uno “a vista”;
- la possibilità che questi siano perturbati: se il materiale è disturbato tenderà a rilasciare fibre.
Inoltre, sono da considerare tutti quei fattori che favoriscono il rilascio di polvere, come gli agenti atmosferici, le correnti d’aria, le azioni meccaniche ecc.
Uno dei modi più efficaci di valutare il rischio è quello di effettuare delle indagini che permettono di stabilire la concentrazione delle fibre disperse in aria.
L’art. 253 del D.Lgs 81/08, prevede che nelle indagini per la valutazione del rischio per i lavoratori “il conteggio delle fibre di amianto è effettuato di preferenza tramite microscopia a contrasto di fase, applicando il metodo raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1997 o qualsiasi altro metodo che offra risultati equivalenti”.
Prevenzione e protezione
Norme sulla prevenzione e protezione dei rischi da amianto sono contenuti nel Titolo IX del D.lgs. 81/08, al Capo III, che si applica a tutte le attività lavorative che oggi comportano esposizione, quali la bonifica, manutenzione, rimozione dell’amianto o dei materiali che lo contengono, smaltimento e trattamento dei relativi rifiuti
Le norme di prevenzione riguardano tutti i campi di possibile esposizione e, tra l’altro, comprendono obblighi relativi a:
- Modalità per la rimozione;
- Manutenzione dei materiali;
- Sorveglianza sanitaria;
- Smaltimento dei rifiuti;
- Formazione e informazione di lavoratori e potenziali esposti;
- Metodi di indagine e analisi oltre che bonifiche dei siti inquinati.
In caso di bonifica di materiali contenenti amianto, il datore di lavoro deve predisporre un piano di lavoro e inviarlo all’organo di vigilanza prima dell’inizio delle lavorazioni.
Infine, il numero dei lavoratori esposti deve essere ridotto al minimo e questi devono sempre utilizzare dispositivi di protezione delle vie respiratorie adeguati alla concentrazione di fibre di amianto e tali da garantire che nell’aria filtrata all’interno del DPI vi sia un valore non superiore a 1/10 del limite, cioè 10 fibre/litro.
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