La sicurezza sul lavoro negli ambienti confinati
Tutte le attività lavorative presentano dei rischi legati alla natura delle operazioni da svolgere; in molti casi, però, le stesse attività eseguite in ambienti confinati comportano rischi fondamentalmente diversi.
Gli incidenti che avvengono negli ambienti confinati rivelano come in questi particolari luoghi di lavoro ad elevato rischio, siano spesso causati dalla mancata individuazione dei pericoli, dalla sottovalutazione dei rischi presenti e dall’assenza di adeguate procedure operative e misure di sicurezza.
Gli ambienti confinati rappresentano un qualsiasi ambiente limitato, in cui il pericolo di morte o di infortunio grave è molto elevato, in particolare questi ambienti sono vasche, silos, pozzi, cunicoli, canalizzazioni, fogne, serbatoi, condutture, stive, intercapedini, cisterne, autobotti, camere di combustioni, reattori dell’industria chimica, ecc.
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Tipologie di rischio negli ambienti confinati
Differenti sono le tipologie di rischio che possono presentarsi in un ambiente confinato, ad esempio:
- carenza di ossigeno o eccesso di ossigeno;
- inalazione o contatto con sostanze pericolose: gas, vapori, fumi;
- presenza di gas e vapori infiammabili;
- contatto con elementi a temperatura troppo alta o troppo bassa.
Ambienti confinati: dati su gli infortuni
Una caratteristica degli infortuni mortali negli ambienti confinati è la presenza di casi collettivi, ossia, relativo al contemporaneo coinvolgimento di più persone nella dinamica infortunistica: questi rappresentano circa 1/4 degli accadimenti esaminati tra il 2002 e il 2014. Con riferimento ai decessi avvenuti, il 41% si è registrato in casi collettivi.
Per quanto riguarda le cause di accadimento degli infortuni, si registra che il 52,2 % degli incidenti siano avvenuti per esposizione a gas e vapori, dei quali il 38,9 % per l’esposizione a gas e vapori già presenti all’interno dell’ambiente di lavoro, e il 14,3% per gas e vapori che si sono generati durante le fasi operative.
Seguono poi le cadute dall’alto con il 24,4% e le cadute dall’alto di gravi con il 10%, mentre il restante 13 ,4% è rappresentato dall’avviamento tempestivo degli impianti, esplosioni, sviluppo di fiamme, ecc.
L’esposizione a gas e vapori
Per quanto concerne l’esposizione a gas e vapori, l’analisi dei fattori di rischio evidenzia in maniera preoccupante la mancanza delle protezioni delle vie respiratorie e dei dispositivi di protezione individuale per accedere all’interno degli ambienti confinati. Un altro fattore significativo è rappresentato dalle procedure errate durante le fasi lavorative per l’assenza di formazione e informazione.
Altri fattori rilevanti sono:
- la mancata verifica della salubrità dell’aria prima dell’accesso nell’area di lavoro;
- l’assenza di sistemi di ventilazione e aspirazione durante le lavorazioni che sviluppano gas nocivi;
- la carenza dei sistemi di protezione e dell’adeguata preparazione in caso di emergenza.
Le cadute dall’alto e le cadute dall’alto di gravi
I fattori di rischio che riguardano le cadute dall’alto sono principalmente errori di procedure e di organizzazione dei luoghi di lavoro. Anche in questo caso, l’assenza dei DPI per le vie respiratorie, per il recupero rapido e anticaduta non forniti dal datore di lavoro ha un’incidenza molto rilevante.
Nell’ambito delle cadute dall’alto di gravi che seppelliscono l’infortunato all’interno di ambienti confinati, l’analisi delle dinamiche evidenzia come primo fattore di rischio le errate procedure di lavoro per carenza di formazione e addestramento o per pratiche abituali, molto spesso però si riscontrano anche criticità collegate a problemi di sicurezza degli impianti.
Pertanto, è fondamentale che ai lavoratori sia garantita un’informazione e formazione specifica sui rischi connessi all’attività svolta e sulle misure di prevenzione e protezione per il loro controllo e l’addestramento sull’uso dei DPI di III categoria (cinture di sicurezza, autorespiratori, ecc.).
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