La gestione dei rischi dei nanomateriali sul luogo di lavoro
I nanomateriali sono caratterizzati da dimensioni estremamente piccole, utilizzati per lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie.
Alcuni esempi di nanomateriali sono:
- il nano-biossido di titanio, utilizzato come dispositivo assorbente di raggi ultravioletti, ad esempio in cosmetici, vernici e rivestimenti sul vetro di finestre;
- il grafene, impiegato in diversi settori industriali, in particolare l’elettronica;
- i nanotubi di carbonio, usati per rinforzare vari tipi di materiali, ad esempio nell’industria delle costruzioni, e sono utilizzati negli schermi dei computer a diodi organici a emissione di luce (OLED);
- il nanoargento, utilizzato, ad esempio, nei campi della medicina, della cosmetica e dell’alimentazione oltre che come antisettico in molte applicazioni, quali vernici e rivestimenti, abiti, calzature e prodotti per la casa;
- i punti quantici impiegato per diverse applicazioni, ad esempio l’immaginografia medica, la diagnostica e i prodotti elettronici.
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I rischi di esposizione a nanomateriali
Tutte le attività che comportano la movimentazione di nanomateriali allo stato secco al di fuori di impianti chiusi possono essere associate a un rischio di esposizione per i lavoratori, tale esposizione è possibile anche per gli impianti chiusi, ad esempio in caso di perdite o durante le attività di pulizia e manutenzione.
I nanomateriali che entrano nell’organismo possono essere assorbiti, distribuiti e metabolizzati, in particolare, si è rilevata la presenza di nanomateriali, ad esempio, nei polmoni, nel fegato, nei reni, nel cuore, negli organi riproduttivi, nel cervello, nella milza, nello scheletro e nei tessuti molli, nonché nei feti.
I rischi variano a seconda del tipo di nanomateriale a cui si è esposti, ma i rischi maggiori sono rappresentati dall’esposizione alle nanofibre insolubili o scarsamente solubili più lunghe di 5 μm e con un rapporto lunghezza/larghezza (rapporto d’aspetto) maggiore di 3:1”.
Nanomateriali: la valutazione dei rischi
Quando si effettua una valutazione dei rischi associati ai nanomateriali sul luogo di lavoro, sussistono delle difficoltà relative a:
- informazioni insufficienti sulle proprietà pericolose dei nanomateriali;
- limiti nei metodi e negli strumenti che possono essere usati per misurare i livelli di esposizione e individuare i nanomateriali e le fonti di emissione.
Inoltre, potrebbe sussistere una mancanza di informazioni sulla presenza di nanomateriali, in particolare nelle miscele o negli articoli, e lungo la catena degli utilizzatori, quando si utilizzano o vengono trattati nanomateriali o prodotti contenenti nanomateriali.
In ogni caso, la valutazione dei rischi associati ai nanomateriali fabbricati deve includere:
- un inventario dei nanomateriali immagazzinati e usati sul luogo di lavoro;
- informazioni sui rischi per la salute legati ai nanomateriali, solitamente fornite in schede di dati di sicurezza;
- una valutazione dell’esposizione per inalazione, tramite contatto con la cute o ingestione;
- decisioni sulle azioni necessarie per ridurre l’esposizione e un piano d’azione che specifichi cosa deve essere fatto, da chi e quando;
- una valutazione dei rischi per i lavoratori vulnerabili, quali i giovani lavoratori e le lavoratrici gestanti o in periodo di allattamento, determinando se occorra adottare azioni specifiche volte a tutelarli;
- la revisione periodica della valutazione dei rischi;
- la valutazione delle azioni adottate e, se necessario, miglioramenti al piano d’azione.
Principio di precauzione
La valutazione dei rischi deve essere basata sul principio di precauzione e tenere conto delle seguenti considerazioni:
- il nanomateriale rientra tra quelli considerati a rischio elevato?
- un elevato livello di esposizione al nanomateriale può verosimilmente verificarsi sul luogo di lavoro o in modo accidentale?
Infatti, i nanomateriali ad alto rischio e livelli elevati di esposizione e rappresentano un rischio molto elevato e necessitano di un’azione immediata per ridurre l’esposizione.
Mentre i nanomateriali a basso rischio e livelli ridotti di esposizione necessitano di un’azione meno immediata o non richiedono alcuna azione.
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